venerdì 28 dicembre 2012

Le agende delle donne (e quella di Monti)

Caro Monti,
queste sono le agende mia e di Valentina.
E' una sorta di tradizione la nostra: ogni dicembre ce la compriamo uguale, così, ovviamente, almeno un paio di volte all'anno le scambiamo e ci ridiamo su.
E' stata Valentina ad inaugurare questo rito: lei aveva appena finito un dottorato con borsa lavorando e scrivendo la tesi di notte, io dovevo concluderlo. Lavorando, anche se un po' meno, ma cercando di conciliare il tutto con una figlia.
Due storie simili, tragicomiche a volte, ma con l'accento sempre sulla seconda parte della parola.

Sa che sfogliando le nostre vecchie moleskine potrebbe avere qualche utile suggerimento?
Provo a spiegarmi.

Io e Valentina lavoriamo a Firenze, analizzando dati dei Fondi Europei per l'Istruzione destinati alle regioni dell'Obiettivo Convergenza e dobbiamo ammetterlo, da un annetto a questa parte è molto più soddisfacente farlo con un Ministro della coesione territoriale come quello che lei ha scelto. Perché se ne intende e dà attenzione al lavoro di chi passa ore sui dati.

Poi collaboriamo con l'Osservatorio Sociale Provinciale di Prato e, tramite questo, per quello Regionale. Analizziamo i dati sulla violenza di genere.
Poi ognuna di noi fa anche qualche altra cosa. Perché ci piace.

Valentina si alza alle 5.30 ogni mattina, per stare un paio d'ore col compagno e con la figlia prima di prendere un treno che la porta a Firenze.
Anche io prendo il treno e le assicuro che non è semplice conciliare lavoro, figli, orari dell'asilo e orari dei treni.
Viviamo vicino ai genitori, da brave italiane tipo, perché se stessimo lontane sarebbe parecchio complicato spiegare perché non arriviamo mai in orario alla chiusura delle scuole.
Le nostre agende sono incasinate, divertenti, piene di cose e di impegni, perché ci piace anche pensare un po' a noi, ai nostri compagni, alla nostra vita, ad andare dal parrucchiere o dall'estetista, in piscina o a yoga. In fondo facciam girare l'economia.
Le ho parlato di noi due, ma mi basta alzare la testa da questa scrivania per trovare tante altre come noi.
Come l'altra Valentina che vorrebbe un figlio ma deve convincere il suo compagno a rischiare, perché con un cocopro è un rischio diventare genitore.
Potrei parlarle inotre di un gruppo di donne imprenditrici che hanno costituito un'impresa che si occupa di partecipazione e ricerca sociale
Potrei parlarle di Manuela che sta sostituendo una maternità in un comune lontano da quello in cui vive.
Potrei parlarle di Eleonora, che ho conosciuto da poco e che immagino scrivere pezzi mentre allatta la figlia.
Potrei parlarle di Ilenia, che deve tenersi il suo part time cercando nel frattempo di fare mille altre cose.
Potrei parlarle di Francesca, che ha messo da una parte il sogno di fare la psicologa, perché è più semplice accudire una figlia con un part time nella grande distribuzione. Ma che ancora, giustamente, sogna.
Potrei parlarle di Arianna, fotografa freelance che cerca di fare il lavoro che le piace in un paese dove i giornali preferiscono affidarsi ai pacchetti offerti dalle agenzie invece che incentivare il lavoro delle sue menti.
Potrei parlarle di Teresa, che ha pure vinto il Premio Ilaria Alpi, ma vive lontano dai suoi e troppo spesso deve rinunciare al lavoro perché non sa a chi lasciare i figli.

Non abbiam niente di speciale in fondo. Siam solo donne che hanno voglia di guardare avanti ridendo.

Lei nella sua agenda giustamente dice che l’Italia non potrà dispiegare il potenziale di sviluppo economico se non riuscirà a valorizzarle maggiormente. Come ha stimato Bankitalia, con un’occupazione femminile al 60% il nostro Pil aumenterebbe del 7% .
Siamo d'accordo.
Ma è davvero sicuro che il tutto si risolva con una detassazione selettiva dei redditi di lavoro femminile? Guardi, il nostro lavoro costa pochissimo: non siamo dipendenti. I nostri compagni ci aiutano, i lavori di casa son divisi.
Ma è ugualmente molto dura.
E' vero, lei parla anche di robuste politiche di conciliazione famiglia-lavoro. 
Ma quali sono?

Oltre all'ampliamento, utilissimo, del congedo di paternità, quali policies ci propone?
Sa, avere figli non finisce dopo un anno (periodo massimo entro il quale cocopro e partite iva - nonostante l'inps dica di no - hanno diritto ai congedi). I figli rimangono figli anche a tre, quattro, cinque anni.
Dove li mettiamo mentre lavoriamo?
Forse se provasse a dare una risposta a questo amletico dubbio il lavoro femminile aumenterebbe davvero. Facendo incrementare PIL e tasso di natalità. Una panacea per il sistema pensionistico futuro.
Ha mai pensato ad esempio a far dedurre le spese per l'accudimento dei congiunti, siano minori o anziani? Ad oggi si deducono i contributi dei lavoratori domestici assunti, cosa buona e giusta che ha portato all'emersione dal nero di molto lavoro di cura.
Perché non prova ad aggiungere qualche riga alla sua agenda proponendo che la deduzione sia estesa all'intero compenso, in qualunque forma si erogato (includendo quindi notule professionali, quote di nido, post e pre scuola, campi estivi, servizi per gli anziani)?
Sa che molte molte di noi hanno fatto a nero la baby sitter e/o l'hanno utilizzata? Sa che se fosse possibile dedurre il compenso di quella lavoratrice (o quel lavoratore) potremmo incentivare lavoro alla luce del sole? Del resto, come sa bene, per i primi 5 anni avere una partita iva costa veramente poco (poi su quel che succede dopo dovremmo aprire una discussione a parte).

Guardi, son gentile.
Può copiare queste proposte e dire che sono le sue.
Può copiarle chiunque, a me basta trovare qualcuno che pensi alla vera conciliazione dei tempi.
Prima speravo di sentire parole fondate su convinzioni ideali.
Adesso mi basta che qualcuno ci pensi, anche se fosse solo in funzione del PIL

2 commenti:

  1. bel post davvero, avrei voluto scriverlo io, allora almeno lo condivido!
    E' un piacere conoscerti!

    BeepBeepMommy

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  2. Grazie, è un piacere anche per me!

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