venerdì 13 luglio 2012

CGIL, scionnati!

Nota: Scionnarsi in pratese significa, letteralmente, “togliersi il sonno di dosso”. Si usa la mattina e descrive quel momento tra il sonno e la veglia, in cui ci si stiracchia e ci si prepara ad affrontare la giornata. 

Tipico dialogo dei tempi del liceo:  “alzati, su”, “aspetta mamma, mi sto scionnando”. 

(Capito il primo significato, diventa chiaro anche quello metaforico)

La mia esperienza in relazioni lunghe (di coppia, familiari, amicali) mi vede grande sostenitrice dell’idea della spina: se qualcuno a cui tieni* ti ha fatto qualcosa che non va dillo, togliti la spina dal piede, altrimenti marcisce e con lei il rapporto. 

Ultimamente ho diverse spine con il sindacato. Sento che mi sta irritando parecchio il gap tra la campagna a favore dei precari e la realtà dei fatti. Quasi quasi era meglio quando non parlavano degli a-tipici, meglio dimenticata che sfruttata per l’immagine.





In sintesi e in soldoni, il concetto è semplice: se volete davvero fare qualcosa per i precari il primo passo, prima ancora di criticare il governo, dovrebbe essere quello di avere in ogni camera del lavoro provinciale una figura formata appositamente per occuparsi dei precari. Non dei tempi determinati o degli interinali. Proprio dei cocopro, coocc, partite iva.

Perché i quesiti che poniamo son diversi: le normative sono kafkiane, cambiano in continuazione, sono molto molto complicate. Non si tratta solo di domande riguardanti la normativa sul lavoro (di cui si occupa il nidil), ma anche di quesiti fiscali, previdenziali, assistenziali (la famosa "tutela dei diritti individuali" assegnata per legge ai patronati):  anche la questione più semplice del mondo per gli a-tipici diventa un calvario a cui, pur volendo, spesso gli impiegati dei patronati e dei caaf non sanno rispondere. E comincia il percorso in salita, un percorso estremamente pericoloso perché costellato di solitudine. E la solitudine rende tristi, apatici, rabbiosi.

Non credo che manchino le competenze per trovare qualcuno che si occupi di anche di noi. E se mancano i soldi, si risparmi sui manifesti.

In questo modo ci sentiremo accolti, non rifiutati. E inizieremo a credere davvero che sia anche il nostro sindacato. Forse a quel punto saremmo di più. E allora potremmo anche iniziare a ragionare di cosa fare veramente per noi.

Altrimenti il dubbio mi viene: non è che è proprio di questa discussione che avete paura?

*spesso mi chiedono perché ci tengo e la discussione tende sempre al "non c'è speranza, arrenditi, non ci considereranno mai". 
Ecco, non voglio accettarlo. Perchè i sindacati sono nati dai lavoratori/trici e dalle loro lotte e sta nel loro DNA ascoltare e mutare in funzione dei lavorator*

1 commento:

  1. http://licenziatidallacgil.blogspot.it/

    Tutti dovrebbero avere cinque minuti per leggere quanto accade da anni dentro la CGIL. Vi raccomandiamo di dare un'occhiata all'archivio dove sono stati inseriti parte dei ricorsi di lavoratori licenziai dalla CGIL. Il tutto nel silenzio assordante dei media.

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