Domani è il primo maggio, ma stavolta non ho molta voglia di spiegarlo
alla bimba. Perché, come tutti i bimbi, è estremamente attenta a rilevare le
contraddizioni e, nel caso non diluviasse, andando al corteo noterebbe dei
negozi aperti. E allora mi chiederebbe perché.
Perché suo padre ogni tanto lavori di domenica le è chiaro: i tati che
guarda hanno bisogno di qualcuno che stia con loro anche la domenica. Ma i
negozi perché? Perché quelle probabili o future mamme no? E dove sono i loro
bambini?
Se me lo chiedesse dovrei dirle che questo non è un paese moderno, perché un
paese moderno non si sviluppa con una doppia misura, un paese moderno sa che,
se vogliamo coniugare lavoro, crescita e occupazione, dobbiamo creare servizi
pubblici, o le condizioni per far sviluppare quelli privati o un terzo settore
reale. Perché un paese moderno se vuol lasciare le donne al lavoro fino a 65
o 67 anni crea le condizioni per sostituire un welfare dei nonni con un
welfare vero. Un paese moderno, in sintesi, non abbandona le nuove generazioni.
Ma forse è troppo complicato, forse è il caso di dirle che andremo –forse-
ad un corteo per festeggiare le persone che lavorano e quelle che un lavoro lo
stanno cercando. E sperare che, se proprio deve fare domande complicate,
continui a chiedermi come nascono i bimbi e come fanno ad uscire dalla pancia
della mamma.
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